Osteoporosi e alimentazione
Osteoporosi e alimentazione
L’osteoporosi rappresenta una delle maggiori problematiche che si riscontrano nella donna dopo i cinquant’anni. Oltre all’età, l’alimentazione e lo stile di vita sono due fattori di rischio molto importanti che concorrono all’insorgenza di questa malattia, ma anche alla sua prevenzione e cura.
Cos’è l’osteoporosi
L’osteoporosi è una patologia appartenente alla grande famiglia delle malattie reumatiche. La caratteristica dell’osteoporosi è la riduzione della densità minerale ossea (massa ossea) e della resistenza delle ossa.
La conseguenza è l’aumento della fragilità e il rischio maggiore di contrarre fratture, soprattutto di femore, polsi e vertebre.
L’osteoporosi, colpisce una donna su tre e un uomo su cinque dopo i cinquant’anni, ma può essere prevenuta, diagnosticata e trattata.
I fattori di rischio dell’osteoporosi
Sono parecchi i fattori di rischio, alcuni non modificabili, altri modificabili, che possono concorrere alla riduzione della massa ossea e causare questa patologia:
Fattori di rischio non modificabili
- età (dopo i 50 anni)
- sesso femminile (una donna su tre)
- razza (più predisposte quella asiatica e caucasica)
- familiarità (presenza in famiglia di altri casi di osteoporosi)
- menopausa (calo di ormoni femminili)
- malattie e farmaci che incidono sulla perdita ossea
- picco di massa ossea (PMO, cioè la massa ossea raggiunta intorno ai 25 anni)
Fattori di rischio modificabili
- Stile di vita: fumo, abuso di alcol, sedentarietà, propensione alla caduta
- Abitudini nutrizionali: apporto insufficiente di calcio, carenza di vitamina D, dieta povera di frutta e verdura, eccessiva magrezza, malnutrizione
Osteoporosi e menopausa
Anche gli uomini possono essere affetti da osteoporosi, ma sono le donne a essere più colpite. Dunque, i fattori di rischio hanno una maggiore incidenza sulla donna e questo per diversi motivi: una massa ossea minore rispetto agli uomini e quindi uno scheletro più sottile; un drastico calo di estrogeni con il sopraggiungere della menopausa, con conseguente perdita di densità delle ossa; una maggiore longevità che comporta una perdita di calcio più protratta nel tempo.
Osteoporosi e alimentazione – Prevenzione
Poiché l’osteoporosi è una malattia tipica dell’invecchiamento femminile, la prevenzione è fondamentale fin dall’adolescenza per assicurare, tramite l’alimentazione, una riserva di minerali, soprattutto di calcio, che influirà molto sulla robustezza delle ossa con il progredire dell’età.
Inoltre, le cure di cui si dispone sono in grado di rallentare o fermare la progressione della malattia, per cui la visita reumatologica diventa un alleato molto prezioso per prevenire e diagnosticare.
La prevenzione è legata prettamente a uno stile di vita sano e a una nutrizione corretta: mantenere un peso forma giusto, svolgere con regolarità esercizio fisico, assicurare un apporto adeguato di calcio e di vitamina D, per ridurre le possibilità di essere colpiti dall’osteoporosi.
Osteoporosi e alimentazione – L’apporto di calcio
E’ ormai nota la correlazione tra la salute della ossa, la vitamina D e il calcio, ma occorre conoscere come aumentare i livelli di questi sali nell’organismo, in particolar modo nella donna che si avvicina o sta attraversando la fase della menopausa.
Il calcio è contenuto in alimenti chiave come latte, yogurt e formaggi poveri di grassi.
Durante questo periodo questi alimenti devono essere presenti quotidianamente per permettere al nostro corpo di contrastare il fenomeno dell’indebolimento e riduzione della massa ossea.
Altre fonti di calcio sono rappresentate dal pesce, soprattutto alici, salmone, gamberi, calamari e polipo, dalla verdura a foglia verde, come broccoli, cime di rapa, carciofi e spinaci, dalla frutta secca, come fichi, mandorle e nocciole, dalla soia e da alcuni tipi di acque minerali, che, come indicato dall’etichetta, contribuiscono all’apporto di calcio quotidiano.
Osteoporosi e alimentazione – La vitamina D
Un ruolo fondamentale lo assume anche la vitamina D, di cui spesso le donne sono carenti a tutte le età. In presenza di livelli molto bassi, il medico consiglierà un’integrazione, ma la comunità scientifica è d’accordo sul ruolo dei raggi solari per incrementare la vitamina D. E’ infatti consigliabile esporsi alla luce solare per attivare la sintesi che avviene nella pelle proprio grazie all’azione dei raggi ultravioletti.
La vitamina D favorisce una corretta utilizzazione del calcio introdotto con la dieta da parte del nostro organismo e ha un ruolo diretto anche nell’aumentare le difese immunitarie.