Malattie reumatiche – La situazione in Italia
Malattie reumatiche – La situazione in Italia
Più della metà degli italiani ignora che è possibile prevenire le malattie reumatiche, ma 5,5 milioni ne soffre. 7 Su 10 credono ancora che le cause risiedano nell’invecchiamento e nell’umidità, mentre la reumatologia compie passi da gigante, quanto a prevenzione, diagnosi, terapie. Questi dati emergono dal sondaggio condotto dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR), nell’ambito della campagna nazionale “ReumaDays – La SIR incontra i cittadini”, tuttora in corso.
Insomma, sulle malattie reumatiche al momento in Italia le cose stanno così: scarseggiano le informazioni e resistono i luoghi comuni. C’è poca percezione dell’incidenza e dell’impatto che queste malattie possono avere sulla qualità della vita e sulla società. Per capire meglio, diamo uno sguardo ai numeri.
Malattie reumatiche – Qualche numero
Le malattie reumatiche interessano circa 5,5 milioni d’italiani, pari a un decimo della popolazione, di cui 3,5 sono donne. Di questi, l’1% ha meno di 18 anni, il 18% dai 19 ai 60 anni e l’81% più di 60. Tuttavia, al numero andrebbero aggiunti anche quanti trascurano sintomi che in realtà andrebbero associati a patologie reumatiche. Delle 150 patologie che compongono il nutrito gruppo delle malattie reumatiche, solo l’artrite e l’artrosi interessano il 16% degli italiani, mentre l’osteoporosi il 7,6%.
L’impatto socio-economico delle malattie reumatiche
Le malattie reumatiche sono molto frequenti in Italia e oramai devono essere considerate come malattie sociali. Il loro incremento va di pari passo all’innalzamento dell’età media della popolazione, ma anche all’aumento della sedentarietà.
Il prof. Luigi di Matteo, vice presidente SIR, afferma che “le malattie alle ossa e agli organi di locomozione rappresentano la terza causa d’invalidità in Italia. L’assistenza socio-sanitaria per l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e la spondilite anchilosante costa alla collettività più di 4 miliardi di euro l’anno, quasi la metà dei quali dovuti alla perdita di produttività dei lavoratori colpiti”. Anche in termini di pensioni d’invalidità il dato è importante: circa il 30% è determinato dalle malattie reumatiche.
Prevenzione primaria e diagnosi precoce
E’ ormai accertato che tra le cause che favoriscono l’insorgere di queste malattie autoimmuni c’è il fumo, la sedentarietà, l’eccesso di peso, l’alimentazione scorretta. Anche se la maggior parte degli italiani non lo sa, la prevenzione primaria contro le malattie reumatiche, non solo è possibile, ma si rende necessaria: avere uno stile di vita corretto, seguire le regole del benessere, tenere sotto controllo il peso corporeo, fare movimento, eliminare le sigarette. Solo queste, in un soggetto predisposto, aumentano di 15 volte il rischio di artrite reumatoide.
Ovviamente, una diagnosi precoce e il rivolgersi tempestivamente allo specialista reumatologo, sono fondamentali per avere il massimo effetto dalle cure. In reumatologia, “oggi abbiamo a disposizione terapie con le quali possiamo garantire la remissione della patologia e quindi il ritorno a una vita normale. Tuttavia, in ancora troppi casi siamo costretti a intervenire quando è già tardi e le cure risultano così meno efficaci” spiega il prof. Luigi di Matteo.
I progressi della reumatologia
Oggi la reumatologia ha una maggiore conoscenza di queste malattie, grazie ad esami di laboratorio molto specifici e alla disponibilità di una diagnostica per immagini sempre più completa: ecografia articolare, tomografia computerizzata, risonanza magnetica e radiografia. Queste indagini approfondite rendono possibile una diagnosi precoce e consentono di impostare percorsi terapeutici che sono in grado di rallentare e in alcuni casi addirittura arrestare l’evoluzione della malattia reumatica.
Infatti, l’esistenza di farmaci di ultima generazione sempre più sofisticati e particolari, consentono di contrastare queste patologie: alla terapia di fondo per i reumatismi infiammatori, ai farmaci biologici per l’artrite reumatoide, oggi si associano anche la riabilitazione e un’economia articolare basata sull’utilizzo di ausili, piuttosto che sull’adattamento dell’ambiente per superare gli ostacoli della vita quotidiana. La terapia farmacologica affiancata da una multidisciplinarietà che consente di migliorare la qualità di vita del paziente, era impensabile fino a pochi anni fa.
Informare, fare cultura, coinvolgere sempre di più il medico di base, il primo a indirizzare il paziente verso lo specialista reumatologo, ebbene questi passi si rivelano necessari per aumentare il livello di conoscenza e consapevolezza in Italia nei confronti di malattie che se non affrontate nei tempi e modi opportuni, possono diventare invalidanti e compromettere seriamente la qualità della vita.